Compro oro: i pro e i contro dell’attività
Già da diversi anni, è possibile notare una frequente “mutazione” nelle attività di vendita di gioielli delle tradizionali oreficerie.
Le gioiellerie da un po’ di tempo hanno iniziato ad acquistare anche oro usato, sotto forma di gioielli di vecchia foggia, monete, medaglie e oggetti simili fatti di oro nelle sue diverse carature.
Questi oggetti vengono spesso permutati con oggetti nuovi, di gusto più attuale e di stile moderno che possono essere regalati, praticamente senza costi ulteriori.
Sembra che da questa tendenza, – dettata dalle mutate condizioni economiche delle famiglie, dalla nuova esigenza di liquidità o di risparmio negli acquisti e dall’altissimo prezzo raggiunto dall’oro, sia nata l’attività di Compro Oro vera e propria, che tanto successo e diffusione ha raggiunto oggi su tutto il territorio nazionale.
E’ importante oggi, infatti, per molti clienti e famiglie, poter vendere il proprio oro inutilizzato per avere in cambio contanti.
La differenza consisteva proprio nel fatto che invece della permuta con altri oggetti nuovi, in cambio dell’oro usato venivano restituiti contanti.
Veniva così introdotto nel panorama delle attività di commercio di preziosi, una nuova realtà che andava a riempire un “vacuum” legislativo, un vuoto di regolamentazione normativa.
Dall’altro lato, il successo dell’attività portava i gestori a riunirsi in associazioni o reti di franchising e a dare al settore una nuova consistenza che contribuisce a far nascere l’esigenza di una più precisa serie di regole a tutela dei commercianti e della loro clientela.
L’attività commerciale dei compro oro, non ha in realtà una sua precisa collocazione nel panorama giuridico italiano: il negozio acquista dei preziosi, usati o rovinati, da clienti privati, rappresentati da persone fisiche e successivamente li rivende, in genere ad operatori professionali quali ad esempio le fonderie.
E’ anche merito dell’insufficienza normativa di questo settore, che si rifà alla ‘Legge n. 7 del 2000’ ed ai ‘Chiarimenti in materia di oro’ della Banca d’Italia del 2001.
A questo si aggiunge l’assenza di regolamentazione chiara da un punto di vista amministrativo e fiscale che ha determinato, da un lato, i controlli delle autorità preposte e, dall’altro, gli errori da queste riscontrati nella gestione delle attività.
D’altra parte, il successo di questo tipo di attività è palese e questo spinge alla produzione di una nuova normativa ufficiale che faccia chiarezza sugli obblighi e le regole da rispettare.
Ma come mai questo tipo di attività ha avuto (e continua ad avere) una così elevata proliferazione e un tale successo? Cerchiamo di conoscerla brevemente e di valutarne i pro e i contro.
L’attività, indipendente o in franchising, si occupa sostanzialmente – come già brevemente accennato – della compravendita di oggetti d’oro usati, per la stragrande maggioranza gioielli, ma anche monete, medaglie, gettoni, e rottami d’oro che vengono poi ricondizionati e rimessi sul mercato oppure ceduti alle fonderie.
Gli oggetti possono essere venduti anche a privati, grossisti o altri intermediari del settore orafo. Quello che distingue questo tipo di attività da una oreficeria tradizionale è che vengono comprati soltanto oggetti usati.
Il primo vantaggio per coloro che vogliono costruirsi una attività relativamente semplice e redditizia è che l’apertura del negozio presenta poche difficoltà facilmente superabili.
Inoltre, l’investimento iniziale è contenuto: parliamo anche solo di 10 o 15 mila euro, specie se si adotta una formula in franchising, dove il proprietario del marchio interviene con aiuti e facilitazioni molto importanti.
L’investimento iniziale si limita alle somme necessarie per pagare la merce che i clienti vendono, all’inizio dell’attività stessa.
Il mercato è piuttosto stabile e, salvo normali fluttuazioni, garantisce una equa remunerazione costante nel tempo; inoltre, non esiste praticamente un rischio di magazzino invenduto, in quanto molte società che raccolgono l’oro sono solite stipulare con i singoli negozi delle convenzioni che prevedono il ritiro a intervalli regolari di tutta la merce e il suo pagamento immediato.
Altro aspetto importante da considerare è che i requisiti personali e professionali necessari per espletare l’attività si possono ottenere facilmente, in breve tempo e senza costi troppo alti.
Non sono nemmeno necessarie costose operazioni di marketing in quanto la clientela potenziale è interessata a trovare il punto vendita tanto quanto il gestore del negozio è pronto ad accogliere i clienti, che possono essere rappresentati da qualsiasi privato, con una densità, quindi, molto elevata.
Tutte queste caratteristiche riducono il cosiddetto rischio d’impresa a un livello molto basso e rendono l’apertura di un punto vendita un’obiettivo non solo possibile ma anche piuttosto interessante.
In tutto ciò, ci sono naturalmente anche dei rischi da considerare e in primis viene forse la possibilità di essere associati ad alcune attività poco chiare che fanno insorgere sospetti e controlli.
In questo campo, la chiarezza e l’aderenza a regole e normative previste, in modo da non incorrere in possibili sanzioni, rappresenta un punto fondamentale, essendo gli altri rischi tutti molto ridotti, come abbiamo già avuto modo di considerare.
A questo fine, può essere una soluzione ottimale l’aderire a una rete di affiliazione in franchising compro oro, seria e riconosciuta.
Queste realtà, più grandi, più solide e maggiormente strutturate sono in grado infatti di garantire non soltanto un sostegno efficace da un punto di vista di marketing e gestionale ma anche un supporto legale e amministrativo per poter affrontare la burocrazia e le normative (o la loro assenza) senza timore di incorrere in errore e sanzioni.